Nevica. Peggio di una pioggia di sterco. Un conato di noia ha fatto capolino tra i miei pensieri.
Diamo un nome alle Cose della Notte, che secondo Howard Phillips Lovecraft non hanno e non devono avere un nome.
domenica 17 marzo 2013
sabato 9 marzo 2013
Presentimento di Morte Ontologica
Ricordo di aver letto uno strano racconto di Lovecraft. Parlava di un sultano che da giovane amava molto bere il vino. Poi aveva cominciato a ingerire succo di oppio, e pian piano il suo amore per il vino era diminuito fino a scomparire. La vicenda mi aveva reso triste, quasi fosse il presagio che un destino simile sarebbe un giorno toccato anche a me.
martedì 19 febbraio 2013
Allucinazioni muscariniche
Dormivo malamente in soggiorno, disteso sulla poltrona. A un certo punto mi sono svegliato. La luce della luna entrava dalla finestra e mi permetteva di distinguere le figure di un quadro. Proprio allora ho visto che i raggi del satellite disegnavano il volto del Funesto Demiurgo. Sono andato in cucina, ho acceso una fioca luce e mi sono accorto che mancava il 9 sull'orologio: al suo posto c'era uno spazio bianco!
lunedì 18 febbraio 2013
Non durerà in eterno!
Settimana scorsa ho notato che nel cortile del condominio c'era una grossa locusta grigia, moribonda. Eppure resisteva giorno dopo giorno, nonostante la vita la stesse abbandonando. Alla fine è spirata. Questo è per me l'unico motivo di euforia: pensare che nessuna sofferenza in un corpo di carne può essere eterna.
lunedì 11 febbraio 2013
Una profezia muta
La notte scorsa ho sognato LaVey, che aveva i capelli lunghi e grigi raccolti in una coda di cavallo. Ha detto qualcosa, ma le sue parole non erano udibili.
lunedì 4 febbraio 2013
Nemesi di un coprolito cosmico
Ho fatto un sogno a parer mio premonitore. Una gigantesca nuvola turbolenta e nerissima, come di un milione di esplosioni, incombeva altissima all'orizzonte, un muro di morte fatto di dense polveri. Un vento impetuoso minacciava di spazzare via ogni cosa, e quella mostruosità avanzava senza sosta, a velocità incredibile. Solo al risveglio ho capito cosa l'aveva provocata: l'impatto di un asteroide.
domenica 27 gennaio 2013
Fantasma di uno spettro
Mi trovo a sopravvivere come un'ombra dell'Ade. Non sono nemmeno più certo di esistere, forse sono soltanto l'eco dell'incubo di qualche remoto dorminente sepolto in una necropoli aliena.
mercoledì 9 maggio 2012
Fratacchioni cenerognoli
Uno
strano sogno. Uno strano luogo in montagna, impervio. Mi trovavo sul
tetto di ceramica di un grande monastero. Non aveva tegole, ed era tutto
deformato da enormi rigonfiamenti e pieno di crepe, come se fosse stato
plasmato male da un vasaio e poi spaccato. In vari punti nel tetto
c'erano grandi buchi, attraverso i quali vedevo alcuni frati in grande
agitazione. Dal colore dei sai, sembravano francescani.
giovedì 3 maggio 2012
Connettivismo e Mainstream
Giovanni, mi sembra che sia una questione di lana caprina. Le solite
discussioni su cosa è fantascienza e cosa non è fantascienza, che
potrebbero andare avanti all'infinito. Io seguo semplicemente la realtà
dei fatti, quella che i miei sensi mi trasmettono. Un'opera come "La
possibilità di un'isola" di Houellebecq è fantascienza indipendentemente
da dove viene poi collocato il volume negli scaffali delle librerie.
Non trovo semplicemente possibile che venga definito "mainstream" un
autore come William S. Burroughs, che non esitava a parlare di sodomia e
di anilingus in contesti surreali usando tecniche narrative che non mi
sembrano proprio alla portata di un volgo incolto. Un'opera di Ballard
come "L'allegra compagnia del sogno" presenta alcuni brani che
sconvolgerebbero la maggior parte del pubblico (come quando descrive
fantasie aberranti nei confronti di una bambina affetta da trisomia 21).
Se scrivessimo noi cose simili, potremmo essere denunciati: non ci
sarebbe un'anima viva che ci etichetterebbe come "mainstream" per
pararci il culo. Dov'è il "vasto consenso" di queste opere? Non mi
sembra proprio che la cultura popolare sia innervata da stilemi
burroughsiani e ballardiani. Non mi risulta nemmeno che il linguaggio di
Philip K. Dick sia immune da esoterismo. L'autore in questione ha una
complessità filosofica notevole, anche se il grande pubblico al massimo
nota le descrizioni di improbabili gingilli tecnologici. Ho letto
diverse opere dickiane che non sono di fantascienza, come "Confessioni
di un artista di merda", a parer mio meritorie. Esse sono
tradizionalmente etichettate come "mainstream", ma diffido della
validità di tale definizione, visto che sono state pubblicate dopo la
sua morte e non hanno mai avuto successo. Per quanto riguarda l'uso
delle parole, la realtà è molto diversa da come la vedo descritta: ha
successo ed è "mainstream" solo chi riesce a farsi una posizione e ad
avere abbastanza soldi da far rimuovere la pornoetichetta "fantascienza"
dalle sue opere. I più fortunati al successo ci riescono in vita; gli
altri, se va bene, ci riescono dopo la morte. Dick, che coi suoi scritti
doveva arrivare a fine mese, riducendosi persino a mangiare cibo per
cani, se vivesse in questi tempi andrebbe ad ingrossare le fila degli
autori diseredati costretti a pagare le case editrici per farsi
pubblicare, solo per averne un mucchio di libri invenduti con due sole
alternative: ricomprarli a metà prezzo o mandarli al macero. Certo,
dimenticavo che adesso ci sono gli e-book, ma la bolla potrebbe
scoppiare presto.
martedì 1 maggio 2012
Dense nuvole di spiriti immondi!
Da anni soffro di ogni sorta di percezioni orribili. I demoni mi
perseguitano senza sosta, come perseguitavano Antonio l'Eremita nel
deserto. D'altronde la cosa non deve stupire: questa è casa loro, sono
io l'estraneo.
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