Visualizzazione post con etichetta lahna. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta lahna. Mostra tutti i post

domenica 5 maggio 2013

Pericolo di setticemia mentale

M. e suo fratello: una coppia di amanti incestuosi. Lui la penetra, la cavalca con ardore e le lascia dentro lo sperma. Lei gode. Tutto questo mi disturba ma al contempo mi seduce. Ho la mente piena di brutture. Ho bisogno di aria pura e gelida come quella dell'Antartide, o rischio di suppurare come una cisti del Barone Vladimir Harkonnen. Proprio come Macbeth, ho il cranio che pullula di scorpioni.

mercoledì 1 maggio 2013

La bionda masturbatrice

Spiaggia sassosa, costruzioni diroccate sul mare, entro in un palazzo cadente con una parete sventrata e mi inerpico per un ripido scivolo di roccia. A un certo punto, dallo scivolo scende un gigantesco scafo di pietra forato, e riesco a malapena a mettermi in salvo su un passaggio che costeggia lo scivolo, e che ha gradini corrosi. Arrivo a un certo punto che non c'è più nulla a cui possa attaccarmi. Gli scafi di pietra sono detti "ailmenti", oppure "navire". Mi ritrovo in un salotto in cui ci sono numerose turche, e devo orinare. Si avvicina una donna bionda di mezza età che borbotta qualcosa. Le chiedo cosa vuole, e lei dice che vuole toccare. Così inizia a masturbarmi.

domenica 8 gennaio 2012

Anabasi

Ero ancora nudo. Quella sembrava una copia dell'ingresso alla camera occulta della signora Feregalli. Usando la mia razionalità, ne deducevo che non era possibile. I dettagli del percorso in quel dedalo non corrispondevano al mio primo tragitto, quello che mi aveva portato all'incontro d'amore con la maliarda. Eppure ero combattuto: al contempo qualcosa mi diceva che quella era proprio la stanza del piacere dove avevo adorato e penetrato quel bellissimo ano. Non mi restava che provare ad aprire la porticina e a strisciare dentro, sperando di poter recuperare i miei vestiti. Ricomparire nudo come un verme nel bel mezzo dell'aristocratica famiglia Feregalli sarebbe stata di certo una cosa molto imbarazzante. Non solo, tutto ciò avrebbe potuto portarmi conseguenze non trascurabili. Non era escluso che la signora, inchiodata alle sue responsabilità, si sarebbe rivoltata contro di me, accusandomi di averla costretta ad atti sodomitici. Come ho forzato l'entrata ne ho subito avuto conferma, al di là di ogni dubbio: quella non era l'alcova dove avevo fatto sesso anale con la mia amante. Era una stanza molto piccola. Le pareti erano in marmo bianco e vi entrava in qualche modo la luce del sole. Cosa c'era dentro? Un grosso pastore tedesco dal pelo bruno chiaro. Mai e poi mai avrei pensato di trovare un cane relegato in quell'ambiente. Non sarebbe mai potuto entrare dall'angusto ingresso. Come ce l'avranno portato in quell'anfratto? Mi sono ritratto e ho richiuso la porticina. La porta successiva era alta e stretta. Sembrava soltanto una decorazione della parete, un inganno, ma premendo con pazienza sono riuscito ad aprirla. Sono sceso per una scala ripida e non illuminata, trovandomi in un cinematografo. Un macchinario cubico stava proiettando un film in bianco e nero su uno schermo. Nonostante il film, alcuni faretti alogeni illuminavano la sala. Con mia grande sorpresa, seduto su una delle sedie arancioni, ho visto un ragazzo fulvo, mi sembrava di conoscerlo ma non mi veniva in mente il suo nome. Che fosse anche lui un amante della signora Feregalli? Mi sono avvicinato e il bellimbusto, per nulla turbato dalla mia nudità, mi ha detto che il film che stavano proiettando era stato prodotto in Turchia. Ha aggiunto che il titolo, Izimet, a parer suo significava "dito in bocca". Solo a questo punto ho notato che in fondo alla sala sedeva un uomo con la divisa delle SS. Col pretesto di andare in bagno mi sono diretto all'uscita, ho salito le scale e sono tornato nel corridoio. La stanza successiva era piena di specchi. Ricoprivano tutte le pareti. Potevo guardarmi la schiena. Così mi sono accorto di avere un tumore sul coccige, un grosso basalioma gonfio di pus, dall'aspetto davvero brutto. Ho tastato uno specchio, riuscendo ad aprirlo. Oltre c'era un cortile olografico, finto, con una passerella blu interrotta a mezz'aria. In basso vedevo un'animazione con alcuni carabinieri che conducevano in un paio di cellulari un gran numero di ladri. Sono tornato alla stanza degli specchi e ho tentato ancora di trovare una via di uscita. Ce n'erano due. Una dava sulla sala del cinema in cui ero stato prima. L'altra era un ascensore in cui un noto comico, ubriaco fradicio, sghignazzava come un pazzo facendo il saluto nazista. Il guitto si è presto accasciato, vinto dai fumi dell'ebbrezza. Sono così riuscito a salire in superficie. Eccomi in una desolata campagna della bassa padana, fredda e piena di densissima nebbia. I raggi del sole erano incapaci di penetrare quella coltre. Ho capito di essere a molti chilometri di distanza dalla dimora dei Feregalli, eppure qualcosa mi ha spinto a cercare un mezzo per farvi ritorno.

Incontro con la signora Feregalli

L'ambiente sotterraneo era pieno di corridoi e di stanze segrete. L'effetto più comune era quello del trompe-l'oeil: c'erano porte e finestre finte, che riuscivo a distinguere soltanto avvicinandomi. La luce arrivava tramite pozzi che simulavano in alcuni recessi la luce del sole. Un incredibile labirinto, in cui era tutt'altro che difficile perdersi. Ancora non riuscivo a capire perché la signora Vittoria Feregalli mi avesse dato appuntamento in una cripta del suo castello di famiglia. Già, la sua famiglia, che angoscia! Il ricordo del pomeriggio passato in compagnia di quelle persone, che sembravano uscite da un racconto di Lovecraft, mi opprimeva tremendamente, rischiando di vanificare il piacere che avrei presto provato accedendo all'intimità della mia bella maliarda. Ma perché tutta questa commedia? Non sarebbe stato più semplice prenotare una camera in un motel? Forse si vergognava a farsi vedere con un ragazzo come me, che avrà avuto la metà dei suoi anni? Solo poche ore prima ero lì, in quella stanza nobiliare dall'alto soffitto. I figli della signora, orridi bambini dagli occhi neri come l'Abisso, che sembravano quasi occhi d'insetto, composti da ommatidi. Si muovevano in una grande culla, e ogni tanto la badante ne sollevava uno per controllare il pannolino, atteggiando il volto ruguso in una smorfia che voleva essere un sorriso. Come mi sono avvicinato, subito ho provato orrore: quei mocciosi avevano qualcosa di inumano, esalavano un odore sgradevole quanto sconosciuto, come se qualcosa in loro cominciasse a marcire già in vita. Poi mi sono seduto a tavola con la signora, le sue arcigne sorelle e il suo anziano marito, un individuo delirante quanto grottesco, che biascicava e mi riempiva il piatto. Quando lui si è addormentato, vinto dalla sonnolenza, lei è uscita lasciandomi lì a studiare la mappa mentale e criptica dei sotterranei in cui l'avrei raggiunta. Ormai mancava poco. Presto avrei raggiunto la signora Feregalli nell'alcova ctonia. Mi sono allontanato con un pretesto e ho trovato l'accesso a un incredibile mondo fatto di meandri. Il cuore mi batteva all'impazzata. Non è stato facile. Dopo aver camminato a lungo sono arrivato a destinazione. Girata una curva, mi sono trovato davanti a una bassa entrata ad arco che sembrava dare su un ripostiglio. Per entrare sono stato costretto a strisciare. Così ho fatto il mio ingresso in una vasta sala al cui centro c'era un piccolo letto, e su questo giaciglio c'era la signora. Indossava un abitino attillato nero e scintillante, calze a rete e portava scarpe coi tacchi a stiletto. Sono stato avvolto dal suo profumo inebriante. Continuando a strisciare, sono giunto fino a lei, le ho tolto le scarpe e ho cominciato a baciarle i piedi. Le ho tolto anche le calze, portandomi le dita alla bocca e a succhiandole, mentre le toccavo pieno di desiderio le gambe. La mia erezione era furiosa. Lei se ne è accorta e si è messa a stimolarla coi piedi, con tocchi leggeri sull'inguine. Mi sono spogliato. I suoi piedi, come fiori sensuali, titillavano la mia verga turgida che svettava, libera da ogni indumento. Anche lei si era denudata. Mi sono avvicinato alle sue natiche e le ho baciato ardentemente l'ano, leccandolo con infinita voluttà. Lei mugolava per il piacere, accrescendo la mia eccitazione. Ci siamo seduti entrambi sul letto, mentre con le mani la frugavo tra le gambe e le stimolavo il clitoride. Le ho preso una mano e l'ho portata sulla mia asta palpitante. Le sue dita non si sono strette su quella carne fremente. Quando le ho chiesto di prenderlo in bocca, lei si è rifiutata di farlo. Sorridendo mi ha detto che la bocca la usava solo per mangiare, ma che avrebbe voluto essere penetrata analmente. Si è sparsa sulle mani una gelatina e con quella mi ha sfregato il fallo, quindi si è seduta sull'erezione. Le ho spinto dentro il glande tumefatto, scivolando nell'intestino lentamente, a lungo, stantuffandola con una passione furiosa. Bruciavo, mentre palpavo ogni parte del suo corpo che riuscivo a raggiungere. Alla fine ho eiaculato lì dentro, in quel caldo budello, in mezzo alle feci. Proprio allora anche la mia druda ha raggiunto il culmine della delizia. Era come se l'utretra non volesse più smettere di schizzare il caldo liquido in quell'ambiente, dove gli spermatozoi trovavano la loro nemesi. Prima che il priapo cominciasse a inflaccidirsi, la signora si è allontanata da me e si è diretta a un bagno attiguo, dicendomi di tornare subito in superficie. Il problema è che a questo punto, ancora provato dall'intensissimo orgasmo, non ricordavo più la strada!

lunedì 4 luglio 2011

Parentele tra le lingue Faskom e Korun - XIX

La parola della lingua Faskom LAHNA "acqua" è imparentata con la parola Korun (Enochiana) ZLIDA "acqua". 

La protoforma attesa è *ʫæHna- "acqua".

giovedì 12 agosto 2010

Un orgasmo insolito

Un sogno erotico, cosa ben rara. Sono in una sala da ballo con la splendida M. Lei mi dà le spalle, io le alzo la gonna e le sfilo le mutandine. Le infilo la faccia tra le natiche e le lecco avidamente l'ano. Le slinguo quell'orifizio sensualissimo per un tempo interminabile e sento i suoi gemiti: gode in modo inverecondo, impazzisce di piacere. Come ha raggiunto il culmine, si gira e mi dice che il marito non le aveva mai fatto nulla di simile. Quindi si inginocchia davanti a me e mi fella. Lecca e succhia lo spermodepositore. Non resisto, erompo nella sua bocca. Lei non si tira indietro e ingurgita il liquame. Mi sveglio in preda all'angoscia.

mercoledì 21 luglio 2010

Dizionario CLXXXVIII

Qui insegno la Lingua: LAHNA significa ACQUA. Indica anche l'amore sessuale.  L'accento è sulla prima sillaba. 

venerdì 8 gennaio 2010

Diario Nero dell'Esilio XX

Abitare in un paese pieno zeppo di milf succhianti e non trovarne nemmeno una disposta a provocarmi la fuoriuscita del materiale genetico. Per forza, lo stesso paese in cui penso di vivere è soltanto un'illusione. In realtà la mia situazione è molto peggiore: mi trovo in un batiscafo e sono immerso in un abisso senza fondo, fatto di etere più pesante del piombo.

mercoledì 6 gennaio 2010

Diario Nero dell'Esilio XVII

Il glande è coperto dal prepuzio mentre esce lo sperma.

Diario Nero dell'Esilio XVI

Lo sperma sale nell'uretra. La pressione del genetico viene lentamente meno mentre il getto scaturisce e si schianta sulle piastrelle del bagno. Immagino una donna inginocchiata proprio lì davanti, i piedi dalle unghie smaltate di rosso proprio a pochi centimetri dai coaguli seminali appena eiettati.