DZAUNATAYNA è un nome proprio maschile. Significa "Immortale Giunto dal Cielo". L'accento è sulla penultima sillaba, che ha un dittongo.
Diamo un nome alle Cose della Notte, che secondo Howard Phillips Lovecraft non hanno e non devono avere un nome.
sabato 16 gennaio 2010
Onomastica XXXV
DDORGDZER è un nome proprio maschile. Significa "Sterminatore di Nemici". L'accento è sulla prima sillaba, la consonante iniziale è molto intensa.
Onomastica XXXIV
YARIS è un nome proprio maschile. Significa "Condottiero". L'accento è sulla prima sillaba.
Onomastica XXXIII
YUREYGON è un nome proprio femminile. Significa "Inizio della Vita". L'accento è sulla penultima sillaba, che ha un dittongo.
giovedì 14 gennaio 2010
Prurito nell'uretra
L'uomo continuava a grattarsi tra le gambe. Interrogato dal magistato, affermò di provare un insopportabile sensazione di prurito nell'uretra, come se uno scarabeo stercorario stesse zampettando in quell'angusto canale, già provato da numerose infezioni gonorroiche.
martedì 12 gennaio 2010
Il coprofago di Raudon
Le immagini mentali sono chiarissime: si tratta di un vero e proprio film scat che il cervello stanco proietta sulle mie palpebre dopo una giornata spossante. Il mangiatore di sterco striscia ai piedi di una bella donna che sta accovacciata, nuda. Le raggiunge l'ano e lo lecca avidamente. A un certo punto lei rilascia le feci e lui le prende in bocca, le mangia come se fossero pane e nutella. Ingoia gli stronzi, autentici pitoni bruni, e aspira i lezzi intestinali. Quindi, in preda all'ebbrezza mista all'umiliazione estrema, il suo fallo eretto si mette a spruzzare sperma senza nemmeno essere toccato.
Diario Nero dell'Esilio XXV
Nel borgo che i Celti Insubri chiamavano Raudon vive un coprofago. Così ho letto su un quotidiano nel vasto Web: è un uomo che invita le donne a casa sua e mangia le loro feci. Ingoia lo sterco, lo ingurgita dopo avero masticato a lungo. Egli considera le feci uscite dall'ano femminile come il prodotto terminale di una paziente opera di osmosi, con cui la donna assimila l'Universo e lo trasforma, distillandolo. Così, quando si ingozza di escrementi, costui crede di celebrare una forma di eucarestia panteista e di diventare egli stesso Dio.
domenica 10 gennaio 2010
Diario Nero dell'Esilio XXIV
Un pianeta a forma di pera, sfigurato dalla spaventosa forza di attrazione di un sole di dimensioni microscopiche. Un gorilla dal pelo fulvo, che si cimenta nella raccolta di grosse termiti bianche dal corpo molliccio. Un pagliaccio che cerca di intrattenere una gang di rettiliani armati di spranghe in una New York futuribile. Frammenti di immagini mentali che emergono dai miei ricordi, come schegge impazzite di Nulla che si conficcano proprio nel nucleo gelido del Vuoto.
Diario Nero dell'Esilio XXIII
Mentre la sonnolenza mi coglie sulla poltrona, mi auspico la comparsa di un entomologo talmente sapiente da essere capace di raccogliere informazioni sulle lingue usate dalle formiche per comunicare tra loro. Un autore potente, in grado di comporre autentici vocabolari mirmecologici. Cosa accadrebbe, rispondetemi, se veniste a sapere che la geografia dei formicai non ha nulla da invidiare a quella delle nazioni degli uomini? Provate a pensarci: ogni colonia di quei minuscoli insetti sociali conosce tutto ciò che è noto agli uomini. Guerra, ubriachezza, agricoltura, schiavitù, gerarchie, persino matematica, filosofia e religione!
Diaro Nero dell'Esilio XXII
Vago ricordo di un laboratorio sotterraneo. Estenuanti misure interferometriche e condizioni disagevoli da cui la mia nascita nobile non mi ha esentato.
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