domenica 8 gennaio 2012

Anabasi

Ero ancora nudo. Quella sembrava una copia dell'ingresso alla camera occulta della signora Feregalli. Usando la mia razionalità, ne deducevo che non era possibile. I dettagli del percorso in quel dedalo non corrispondevano al mio primo tragitto, quello che mi aveva portato all'incontro d'amore con la maliarda. Eppure ero combattuto: al contempo qualcosa mi diceva che quella era proprio la stanza del piacere dove avevo adorato e penetrato quel bellissimo ano. Non mi restava che provare ad aprire la porticina e a strisciare dentro, sperando di poter recuperare i miei vestiti. Ricomparire nudo come un verme nel bel mezzo dell'aristocratica famiglia Feregalli sarebbe stata di certo una cosa molto imbarazzante. Non solo, tutto ciò avrebbe potuto portarmi conseguenze non trascurabili. Non era escluso che la signora, inchiodata alle sue responsabilità, si sarebbe rivoltata contro di me, accusandomi di averla costretta ad atti sodomitici. Come ho forzato l'entrata ne ho subito avuto conferma, al di là di ogni dubbio: quella non era l'alcova dove avevo fatto sesso anale con la mia amante. Era una stanza molto piccola. Le pareti erano in marmo bianco e vi entrava in qualche modo la luce del sole. Cosa c'era dentro? Un grosso pastore tedesco dal pelo bruno chiaro. Mai e poi mai avrei pensato di trovare un cane relegato in quell'ambiente. Non sarebbe mai potuto entrare dall'angusto ingresso. Come ce l'avranno portato in quell'anfratto? Mi sono ritratto e ho richiuso la porticina. La porta successiva era alta e stretta. Sembrava soltanto una decorazione della parete, un inganno, ma premendo con pazienza sono riuscito ad aprirla. Sono sceso per una scala ripida e non illuminata, trovandomi in un cinematografo. Un macchinario cubico stava proiettando un film in bianco e nero su uno schermo. Nonostante il film, alcuni faretti alogeni illuminavano la sala. Con mia grande sorpresa, seduto su una delle sedie arancioni, ho visto un ragazzo fulvo, mi sembrava di conoscerlo ma non mi veniva in mente il suo nome. Che fosse anche lui un amante della signora Feregalli? Mi sono avvicinato e il bellimbusto, per nulla turbato dalla mia nudità, mi ha detto che il film che stavano proiettando era stato prodotto in Turchia. Ha aggiunto che il titolo, Izimet, a parer suo significava "dito in bocca". Solo a questo punto ho notato che in fondo alla sala sedeva un uomo con la divisa delle SS. Col pretesto di andare in bagno mi sono diretto all'uscita, ho salito le scale e sono tornato nel corridoio. La stanza successiva era piena di specchi. Ricoprivano tutte le pareti. Potevo guardarmi la schiena. Così mi sono accorto di avere un tumore sul coccige, un grosso basalioma gonfio di pus, dall'aspetto davvero brutto. Ho tastato uno specchio, riuscendo ad aprirlo. Oltre c'era un cortile olografico, finto, con una passerella blu interrotta a mezz'aria. In basso vedevo un'animazione con alcuni carabinieri che conducevano in un paio di cellulari un gran numero di ladri. Sono tornato alla stanza degli specchi e ho tentato ancora di trovare una via di uscita. Ce n'erano due. Una dava sulla sala del cinema in cui ero stato prima. L'altra era un ascensore in cui un noto comico, ubriaco fradicio, sghignazzava come un pazzo facendo il saluto nazista. Il guitto si è presto accasciato, vinto dai fumi dell'ebbrezza. Sono così riuscito a salire in superficie. Eccomi in una desolata campagna della bassa padana, fredda e piena di densissima nebbia. I raggi del sole erano incapaci di penetrare quella coltre. Ho capito di essere a molti chilometri di distanza dalla dimora dei Feregalli, eppure qualcosa mi ha spinto a cercare un mezzo per farvi ritorno.

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