Ero
ancora nudo. Quella sembrava una copia dell'ingresso alla camera
occulta della signora Feregalli. Usando la mia razionalità, ne deducevo
che non era possibile. I dettagli del percorso in quel dedalo non
corrispondevano al mio primo tragitto, quello che mi aveva portato
all'incontro d'amore con la maliarda. Eppure ero combattuto: al contempo
qualcosa mi diceva che quella era proprio la stanza del piacere dove avevo adorato e penetrato quel bellissimo ano. Non mi
restava che provare ad aprire la porticina e a strisciare dentro,
sperando di poter recuperare i miei vestiti. Ricomparire nudo come un
verme nel bel mezzo dell'aristocratica famiglia Feregalli sarebbe stata
di certo una cosa molto imbarazzante. Non solo, tutto ciò avrebbe potuto
portarmi conseguenze non trascurabili. Non era escluso che la signora,
inchiodata alle sue responsabilità, si sarebbe rivoltata contro di me,
accusandomi di averla costretta ad atti sodomitici. Come ho forzato
l'entrata ne ho subito avuto conferma, al di là di ogni dubbio: quella
non era l'alcova dove avevo fatto sesso anale con la mia amante. Era una
stanza molto piccola. Le pareti erano in marmo bianco e vi entrava in
qualche modo la luce del sole. Cosa c'era dentro? Un grosso pastore
tedesco dal pelo bruno chiaro. Mai e poi mai avrei pensato di trovare un
cane relegato in quell'ambiente. Non sarebbe mai potuto entrare
dall'angusto ingresso. Come ce l'avranno portato in quell'anfratto? Mi
sono ritratto e ho richiuso la porticina. La porta successiva era alta e
stretta. Sembrava soltanto una decorazione della parete, un inganno, ma
premendo con pazienza sono riuscito ad aprirla. Sono sceso per una
scala ripida e non illuminata, trovandomi in un cinematografo. Un
macchinario cubico stava proiettando un film in bianco e nero su uno
schermo. Nonostante il film, alcuni faretti alogeni illuminavano la
sala. Con mia grande sorpresa, seduto su una delle sedie arancioni, ho
visto un ragazzo fulvo, mi sembrava di conoscerlo ma non mi veniva in
mente il suo nome. Che fosse anche lui un amante della signora
Feregalli? Mi sono avvicinato e il bellimbusto, per nulla turbato dalla mia nudità,
mi ha detto che il film che stavano proiettando era stato prodotto in
Turchia. Ha aggiunto che il titolo, Izimet, a parer suo
significava "dito in bocca". Solo a questo punto ho notato che in fondo
alla sala sedeva un uomo con la divisa delle SS. Col pretesto di andare
in bagno mi sono diretto all'uscita, ho salito le scale e sono tornato
nel corridoio. La stanza successiva era piena di specchi. Ricoprivano
tutte le pareti. Potevo guardarmi la schiena. Così mi sono accorto di
avere un tumore sul coccige, un grosso basalioma gonfio di pus, dall'aspetto davvero brutto. Ho tastato uno
specchio, riuscendo ad aprirlo. Oltre c'era un cortile olografico,
finto, con una passerella blu interrotta a mezz'aria. In basso vedevo
un'animazione con alcuni carabinieri che conducevano in un paio di
cellulari un gran numero di ladri. Sono tornato alla stanza degli
specchi e ho tentato ancora di trovare una via di uscita. Ce n'erano
due. Una dava sulla sala del cinema in cui ero stato prima. L'altra era
un ascensore in cui un noto comico, ubriaco fradicio, sghignazzava come
un pazzo facendo il saluto nazista. Il guitto si è presto accasciato,
vinto dai fumi dell'ebbrezza. Sono così riuscito a salire in superficie.
Eccomi in una desolata campagna della bassa padana, fredda e piena di
densissima nebbia. I raggi del sole erano incapaci di penetrare quella coltre. Ho capito di essere a molti chilometri di distanza
dalla dimora dei Feregalli, eppure qualcosa mi ha spinto a cercare un mezzo
per farvi ritorno.
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