Lucertole in cucina. Grigie, madreperlacee, dalla pelle molle e grinzosa. Occhi di piccione fissi, turchesi, nei loro piccoli crani. Una piccola lucertola schiacciata contro il termosifone, il cranio contorto, l'addome scomparso, il torace spiaccicato nel sangue nero e rappreso.
Diamo un nome alle Cose della Notte, che secondo Howard Phillips Lovecraft non hanno e non devono avere un nome.
venerdì 10 febbraio 2012
martedì 7 febbraio 2012
Morbo di Hansen
Mi specchiavo, rendendomi conto di essere gobbo, rachitico e lebbroso. Molti lepromi rubizzi grossi come arance mi riempivano le braccia e la schiena, mentre le gambe erano scortecciate, piene zeppe di pelle morta.
lunedì 6 febbraio 2012
Misofilia
Ero nell'atrio-scantinato di uno strano edificio. C'era un grande schermo nero, che come si è acceso trasmetteva immagini di una donna punk tatuata di azzurro, dal cranio rasato, che leccava a un uomo con cresta e orecchini al naso le orecchie sporchissime, piene di cerume.
martedì 31 gennaio 2012
Frammenti di onirismo
Mio cugino G. in deltaplano. Nella dimora dei miei avi c'erano le disegnatrici di Bloodymilla che volevano imparare il gallico.
lunedì 30 gennaio 2012
Flusso di coscienza
In una casa che sembrava un museo, pareti chiare. Grosse lucertole. Un ramarro blu che salta su una femmina rossa della sua specie, le morde il cranio e glielo scoperchia. Balletto di lucertole brune che impugnano piccole spade di acciaio e si trafiggono a vicenda il ventre. Insetti sulle pareti. Un moscone verde, un sirfo-bombo, alcune cetonie dai colori metallici sgargianti, lavanda, rosa e oro.
mercoledì 18 gennaio 2012
Grottesco politico
Ho sognato che litigavo con la Carfagna, poi arrivava Scilipoti vestito da guardia giurata e mi raccontava barzellette sconce.
lunedì 16 gennaio 2012
Asfissia mentale
Spesso quando sono nella mensa ipogea, a consumare pesce scadente e vino asprigno tra una boccata di radon e l'altra, sento la mia ontologia venir meno.
Un'infestazione di mosconi, pochi giorni dopo
Hai evocato un'immagine orribile, mi vedo davanti agli occhi un cervello forato e cosparso di materiale genetico.
Stato alterato
Una mosca ha appoggiato le zampette sulle mie meningi per poi volare via e sparire nel buio nulla della mia stanza.
domenica 8 gennaio 2012
Anabasi
Ero
ancora nudo. Quella sembrava una copia dell'ingresso alla camera
occulta della signora Feregalli. Usando la mia razionalità, ne deducevo
che non era possibile. I dettagli del percorso in quel dedalo non
corrispondevano al mio primo tragitto, quello che mi aveva portato
all'incontro d'amore con la maliarda. Eppure ero combattuto: al contempo
qualcosa mi diceva che quella era proprio la stanza del piacere dove avevo adorato e penetrato quel bellissimo ano. Non mi
restava che provare ad aprire la porticina e a strisciare dentro,
sperando di poter recuperare i miei vestiti. Ricomparire nudo come un
verme nel bel mezzo dell'aristocratica famiglia Feregalli sarebbe stata
di certo una cosa molto imbarazzante. Non solo, tutto ciò avrebbe potuto
portarmi conseguenze non trascurabili. Non era escluso che la signora,
inchiodata alle sue responsabilità, si sarebbe rivoltata contro di me,
accusandomi di averla costretta ad atti sodomitici. Come ho forzato
l'entrata ne ho subito avuto conferma, al di là di ogni dubbio: quella
non era l'alcova dove avevo fatto sesso anale con la mia amante. Era una
stanza molto piccola. Le pareti erano in marmo bianco e vi entrava in
qualche modo la luce del sole. Cosa c'era dentro? Un grosso pastore
tedesco dal pelo bruno chiaro. Mai e poi mai avrei pensato di trovare un
cane relegato in quell'ambiente. Non sarebbe mai potuto entrare
dall'angusto ingresso. Come ce l'avranno portato in quell'anfratto? Mi
sono ritratto e ho richiuso la porticina. La porta successiva era alta e
stretta. Sembrava soltanto una decorazione della parete, un inganno, ma
premendo con pazienza sono riuscito ad aprirla. Sono sceso per una
scala ripida e non illuminata, trovandomi in un cinematografo. Un
macchinario cubico stava proiettando un film in bianco e nero su uno
schermo. Nonostante il film, alcuni faretti alogeni illuminavano la
sala. Con mia grande sorpresa, seduto su una delle sedie arancioni, ho
visto un ragazzo fulvo, mi sembrava di conoscerlo ma non mi veniva in
mente il suo nome. Che fosse anche lui un amante della signora
Feregalli? Mi sono avvicinato e il bellimbusto, per nulla turbato dalla mia nudità,
mi ha detto che il film che stavano proiettando era stato prodotto in
Turchia. Ha aggiunto che il titolo, Izimet, a parer suo
significava "dito in bocca". Solo a questo punto ho notato che in fondo
alla sala sedeva un uomo con la divisa delle SS. Col pretesto di andare
in bagno mi sono diretto all'uscita, ho salito le scale e sono tornato
nel corridoio. La stanza successiva era piena di specchi. Ricoprivano
tutte le pareti. Potevo guardarmi la schiena. Così mi sono accorto di
avere un tumore sul coccige, un grosso basalioma gonfio di pus, dall'aspetto davvero brutto. Ho tastato uno
specchio, riuscendo ad aprirlo. Oltre c'era un cortile olografico,
finto, con una passerella blu interrotta a mezz'aria. In basso vedevo
un'animazione con alcuni carabinieri che conducevano in un paio di
cellulari un gran numero di ladri. Sono tornato alla stanza degli
specchi e ho tentato ancora di trovare una via di uscita. Ce n'erano
due. Una dava sulla sala del cinema in cui ero stato prima. L'altra era
un ascensore in cui un noto comico, ubriaco fradicio, sghignazzava come
un pazzo facendo il saluto nazista. Il guitto si è presto accasciato,
vinto dai fumi dell'ebbrezza. Sono così riuscito a salire in superficie.
Eccomi in una desolata campagna della bassa padana, fredda e piena di
densissima nebbia. I raggi del sole erano incapaci di penetrare quella coltre. Ho capito di essere a molti chilometri di distanza
dalla dimora dei Feregalli, eppure qualcosa mi ha spinto a cercare un mezzo
per farvi ritorno.
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