Sono in un locale, arriva Logos, che è sbarbato e ingrassato, la pelle
gonfia, e parliamo. Dice cose inconsistenti, da una parte che il Connettivismo è in completa rovina, però poi si contraddice dicendo che
tutti ci cercano. Dobbiamo bere qualcosa, ma io sono preso da un impulso
incoercibile di orinare, così vado al piano di sopra del locale, che
sembra una villa con marmi screziati che emanano qualcosa del sepolcro.
Il mio ventre è gonfio di urina, entro in un bagno, ma la tazza del
cesso è piena zeppa di biancheria femminile sporca. Ci sono tappeti
arrotolati zeppi di polvere e di feci essiccate, nere. Dalla finestra
entra il sole, sembra una camera d'albergo, ma è pieno di mosche morte,
fa schifo. Non posso trattenermi, così estraggo il pene e orino
spruzzando sul tappeto pieno di feci nere e sul cesso zeppo di intimo
femminile sudicio. Liberarmi dalla piscia mi porta una grande pena, come
se avessi ancora molto da evacuare. Esco e cerco di scendere da basso,
ma mi accorgo di non avere più i pantaloni, che qualcuno deve avermi
sottratto. Entro in un altro cesso, che è tutto in marmo screziato
grigio e nero, sepolcrale. Mi siedo sulla tazza, quando mi accorgo che
c'è un vecchio con un grosso pene flaccido e un cranio abnormemente
grande, che sta vicino a uno specchio e mi fissa.
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